Quante volte a qualcuno durante un nubifragio capita di dire o pensare “una volta queste cose non succedevano”? Beh questa esclamazione andrebbe corretta con “Una volta questi fenomeni non erano così frequenti” perché un tempo era meno probabile assistere ad eventi meteo estremi rispetto ad oggi (più probabili a causa del riscaldamento globale).
26 anni fa, infatti, si è aperta una delle pagine, legate alla meteorologia, più tristi della nostra regione.
Nella notte tra il 12 ed il 13 marzo del 1995 il transito di una perturbazione di origine atlantica attivò delle correnti caldo-umide che, a causa del sollevamento orografico portarono alla formazione di violente manifestazioni temporalesche che interessarono la costa ionica per tutta giornata con l’esondazione di torrenti, frane e smottamenti. Le aree più colpite furono quelle di Acireale e Giarre, nel catanese, dove purtroppo non mancarono delle vittime. Ad Acireale due donne morirono annegate all’interno della loro abitazioni, tre i morti a Giarre ed una vittima a Mascali trascinata all’interno di un tombino dalla furia delle acque.
Le forti mareggiate causarono inoltre il naufragio della nave greca “Pelhunter”, delle 15 persone a bordo solo tre ne furono tratte in salvo e alcuni membri dell’equipaggio non furono mai ritrovati.
Ingenti i danni, di cui ancora oggi vi sono i segni; ad Acireale, in via Atanasia, il violento scorrere delle acque provocò un fenomeno erosivo di una portata tale da creare un vuoto al di sotto delle abitazioni; il fenomeno, secondo i geologi, fu favorito dal fatto che un tempo in quell’area venivano effettuate estrazioni di materiale lavico.
Sempre ad Acireale il franamento di uno costone roccioso dalla Timpa creò non poca paura all’abitato della frazione di Santa Maria la Scala.
Questi eventi spesso lasciano tristezza e dolore ma tutti, dalle amministrazioni ai singoli cittadini, dobbiamo impegnarci affinché ciò che è successo 26 anni fa, così come ciò che accadde a Giampilieri e Scaletta Zanclea nel 2009, non si ripeta.
I mezzi per farlo sono due, “La prevenzione” mettendo, ad esempio, in sicurezza torrenti e corsi d’acqua e “L’autoprotezione” leggendo attentamente i bollettini meteorologici e attenendoci scrupolosamente alle disposizioni della protezione civile che è l’unico ente autorizzato a diramare le allerte meteo (per cui quando vedete l’avviso di un’allerta meteo verificate che sia stato effettivamente diramato dalla protezione civile), allerte che purtroppo oggi tendiamo a sottovalutare.
Articolo di: Francesco Gulisano
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