Si chiama 21/Borisov ed è stato ufficialmente riconosciuto dall’Unione Astronomica Internazionale come di natura interstellare, l’oggetto che da qualche mese se ne va a spasso nel nostro Sistema Solare. Si tratta di una cometa proveniente da regioni remote dell’Universo, con dimensioni e forme “aliena”: ha una morfologia polverosa, è dotata di una chioma vaporosa e rossiccia intorno a un nucleo solido che ha un diametro di circa 1 km, e una coda corta e poco luminosa, ciò provocato dalla sublimazione del ghiaccio della cometa per via della radiazione solare. La sua orbita ha caratteristiche iperboliche, con eccentricità maggiore di 1, e ciò non lascia alcun dubbio sulla sua provenienza extrasolare; è entrata nel nostro sistema con una velocità di circa 33 km/s, e attualmente la cometa viaggia su una direzione lontana dal piano orbitale degli altri pianeti. La sua origine è sconosciuta, si sa solo che è entrata nel Sistema Solare dalla zona di cielo tra le costellazioni di Cassiopea e Perseo e sembra si diriga verso la costellazione Ottante nell’emisfero Sud.
21/Borisov è stata scoperta il 30 agosto 2019 dall’astrofilo Gennardy Borisov (da cui l’oggetto prende appunto il nome) con il suo telescopio privato in Crimea; inizialmente egli pensava fosse un oggetto appartenente al nostro Sistema Solare, proveniente dalla Nube di Oort, proprio ai confini del nostro Sistema, ma con il passare del tempo e con l’aumentare delle misure effettuate da altri osservatori, si è arrivati a delineare un identikit dell’oggetto, arrivando a confermare che si trattasse appunto di una cometa interstellare. Un primo studio è stato elaborato grazie alle immagini dei telescopi Gemini Nord alle Hawai e William Herschel a La Palma che tra il 10 e il 13 settembre hanno restituito le prime immagini del corpo celeste; successive analisi sono state condotte dai ricercatori dell’Università Jagellonica di Cracovia guidati da Piotr Guzik, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Astronomy. Michal Drahus, coautore dello studio, ha spiegato: “Abbiamo subito notato una chioma e una coda piuttosto comuni, che non avevamo visto intorno a Oumuamua” (l’intruso spaziale a forma di sigaro gigante che per primo, nel 2017, aveva fatto capolino nel Sistema Solare), “Questo è davvero interessante – continua Drahus – perché significa che il nostro nuovo visitatore rientra tra le mitiche comete interstellari mai viste prima”. La scoperta degli oggetti interstellari che attraversano il Sistema Solare offre l’opportunità di comprendere i processi chimico-fisici coinvolti nella formazione planetaria di sistemi extrasolari: gli studi più recenti condotti dal William Herschel Telescope hanno messo in evidenza, attraverso uno spettrografo, righe di emissione di cianogeno , un gas infiammabile e tossico piuttosto comune nella chioma delle comete. I ricercatori si sono posti anche un importante interrogativo, derivante dal paragone tra i due oggetti interstellari che ci hanno fatto visita finora, ovvero Oumuamua e 2I/Borisov: il primo era un oggetto di forma allungata che non produceva alcun getto o coda di frammenti, poichè attraverso osservazioni spettroscopiche, è stato rilevato uno strato di materiale organico sulla sua superficie di circa 50 cm, che si suppone impedisca la sublimazione del ghiaccio contenuto al suo interno; il secondo presenta invece una composizone diversa come abbiamo già descritto sopra.
C’è da dire che l’osservazione e lo studio della cometa sono stati resi più difficili dal fatto che questo oggetto è osservabile per poco tempo, poco prima dell’alba, quindi avvolto in un bagliore che ne limita l’esplorazione. 21/Borisov attualmente si trova a 3 Unità Astronomiche (circa 750 000 000 di Km) e raggiungerà il perielio il 10 dicembre 2019 a 1,9 Unità Astronomiche dal Sole. L’oggetto chiomato potrà essere osservato dalle nostre zone con adeguata strumentazione ancora per poco tempo, prima di dirigersi verso il sud del nostro emisfero, dove potrà essere ripreso fino alla metà del 2020; per cui ci sarà tempo sufficiente per poter studiare in modo più approfondito questa cometa interstellare, a differenza di Oumuamua che invece è stato possibile osservare per pochi mesi. Verosimilmente, sembra che la cometa sia rimasta inattiva per miliardi di anni, finchè non ha subito il riscaldamento del nostro Sole mentre si avvicinava, iniziando per la prima volta nella sua storia ad emettere gas e polveri tanto da renderla sufficientemente luminosa (attualmente ha mag.18) da essere scoperta. Quando 2I/Borisov avrà completato il transito nel nostro Sistema, tornerà dunque a percorrere un’orbita interstellare, priva di legami gravitazionali con il Sole, procedendo verso la costellazione del Telescopio. Nell’attraversamento del Sistema Solare interno, la cometa non si avvicinerà ad alcun pianeta. La minima distanza dalla Terra sarà raggiunta negli ultimi giorni del 2019 e sarà di circa 1,9 UA.
Articolo di: Teresa Molinaro
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