Sono davvero pesanti le conseguenze del disastroso evento alluvionale che ha messo in ginocchio diversi centri del ragusano e siracusano, dopo i violenti temporali della serata di ieri. Purtroppo, oltre ai danni, veramente ingenti, si registra pure una vittima. Si tratta di un agente penitenziario che era stato segnalato come disperso nella notte sulla statale 115 (nel siracusano). Il cadavere dell’uomo è stato ritrovato questa mattina dai vigili del fuoco. L’agente è stato travolto da un fiume di fango in contrada Stafenna, nei dintorni di Noto. Stamattina il governatore ha sentito i sindaci di Rosolini e Ispica, con i quali, nel pomeriggio, farà il punto della situazione. Invece di colpire il catanese e il messinese ionico, come indicato nelle simulazioni dei principali centri di calcolo internazionali, l’area di forte maltempo si è spostata un 100 km più a sud, indugiando per svariate ore sul basso ragusano e sul siracusano.
La stazionarietà del fronte temporalesco, al traverso della Sicilia sud-orientale, fra le province del ragusano e del siracusano, sommandosi alla lentissima evoluzione verso nord-nord/ovest delle singole “cellule temporalesche”, ha determinato le condizioni sinottiche ideali per una alluvione lampo. L’evento alluvionale registrato ieri sera ad Ispica appare, a prima vista, senza precedenti per ciò che riguarda l’intensità di precipitazione massima oraria, che ha raggiunto i 103,8 mm/ora tra le 19:35 e le 20:35 ora solare, e risulta analogo, per cumulato nelle 24 ore, a quello registrato tra 1 e 2 novembre 2011, pari in questa occasione a 210,8 mm, di cui 50,4 mm registrati in occasione delle piogge delle prime ore del giorno. La stazione di Ispica possiede una serie storica iniziata nel 1920 e l’attuale stazione in telemisura di Ispica è collocata a brevissima distanza dalla stazione meccanica tradizionale.
Alla fine la stazione meteo del SIAS di Ispica, nel ragusano, ha registrato un accumulo totale di ben 249,4 mm di pioggia caduta in sole 24 ore. Parliamo di un quantitativo di pioggia veramente “eccezionale” per una delle aree meno piovose dell’intero continente europeo, dove in media possono cadere non più di 450-500 mm annui. Questo enorme quantitativo di acqua, caduto in pochissimo tempo, ha ingrossato rapidamente i principali torrenti, provocando delle esondazioni in più punti, nelle campagne, e vari smottamenti. Le principali strade provinciali, fra il ragusano e il siracusano, nel giro di pochissime ore si sono trasformate in autentici fiumi in piena. Dal punto di vista sinottico l’importante evento precipitativo che ha interessato il ragusano e il siracusano è stato causato dalla lenta risalita, dal basso Ionio, nel tratto di mare poco a est di Malta, di un grosso sistema temporalesco a mesoscala, molto ben organizzato, che si è rapidamente sviluppato dopo il dissipamento della “v-shaped storm” che nella serata di giovedì 24 ottobre ha interessato da vicino il basso trapanese, l’agrigentino e il ragusano, con forti temporali e nubifragi che hanno causato vasti allagamenti.
Il nuovo sistema temporalesco a mesoscala che nella serata di ieri si è velocemente sviluppato davanti la costa del ragusano ha dispensato piogge molto intense e soprattutto persistenti. Questo grosso sistema temporalesco a mesoscala è risalito lungo il lato anteriore (pre-frontale) di una circolazione depressionaria che si è posizionata fra l’alta Tunisia e l’alto Canale di Sicilia. Il suddetto sistema temporalesco a mesoscala, con molta probabilità, ancora prima di fare il “landfall” sul tratto di costa poco ad est di Pozzallo è riuscito ad evolversi in una “supercella temporalesca”, a causa degli elevatissimi valori di “shear” del vento, soprattutto nei medi e bassi strati, con massimi allocati sullo Ionio occidentale, in corrispondenza delle coste della Sicilia orientale. Il “wind shear positivo”, già di per sé piuttosto marcato nei medi e bassi strati, per via della notevole divergenza presente fra il flusso da E-SE presente nei bassi strati, lungo le coste ioniche siciliane, e la più intensa ventilazione da S-SO attiva nella media e alta troposfera.
Questo fortissimo “shear” verticale ha di conseguenza toccato queste strutture temporalesche imprimendo a queste significativi moti rotatori che si sono propagati fino ai medi e bassi strati. In questo frangente, l’avvezione di vorticità positiva in quota innescata dalla stessa circolazione depressionaria sul Canale di Sicilia, ha impresso una notevole rotazione alle “multicelle temporalesche” che nel frattempo si sviluppavano davanti capo Passero, facendoli evolvere in vere e proprie “supercelle”, caratterizzata dalla presenza da ”updrafts” roteanti, chiamati per l’appunto “mesocicloni”. Questi temporali venivano costantemente alimentati da poderosi “updrafts” (forti correnti ascensionali) in grado di spingere la sommità della nube temporalesca a quote veramente molto elevate, oltre i 12 km di altezza, ai limiti dell’alta troposfera. Proprio al di sotto dello strato molto stabile e secco che confina con la stratosfera. Ciò ha esacerbato notevolmente anche il “gradiente igrometrico verticale” che ha reso i moti convettivi veramente esplosivi, con lo sviluppo di potenti “updrafts” lungo il vertice meridionale dell’ammasso temporalesco.
Difatti, dalle cronache di ieri risulta che alcuni di questi temporali siano stati accompagnati anche da rovesci grandinigeni e da una spettacolare attività elettrica, caratterizzata da innumerevoli fulmini positivi sulla parte avanzante del temporale. Come messo in evidenza dalla stessa analisi della nefodina la nube temporalesca, essendo molto imponente, presentando una altezza di oltre i 12 km, ha fatto in modo che i nuclei e i piccoli cristalli di ghiaccio presenti lungo la sommità (dove le temperature scendono abbondantemente sotto -60°C -70°C), sono stati sbalzati di colpo in su e in giù nella nube, fondendosi con altri piccoli aggregati di ghiaccio e gocce d’acqua per poi ricongelarsi nuovamente e diventare sempre più grande. Quando la forte corrente ascensionale del temporale non è riuscita più a trattenere i pezzi di ghiaccio, perché divenuti troppo pesanti, questi sono caduti di colpo a terra, generando la grandinata. Proprio in questi casi, tutti gli aggregati delle particelle ghiacciate che non riescono a fondersi prima di raggiungere il suolo, causano spesso notevoli danni, specie alle abitazioni e alle autovetture posteggiate all’aperto.
Articolo di: Daniele Ingemi
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