Nel corso delle ere geologiche il livello del mare ha sempre subito delle oscillazioni.
Tutte queste oscillazioni possono essere connesse a cause astronomiche, climatiche o geologiche; si tratta della sommatoria di variazioni che interessano l’intero globo a cui vanno sommate variazioni locali che differiscono, anche sensibilmente, da settore a settore.
Secondo uno studio del Climate Central, pubblicato su Nature Communications, l’innalzamento del livello dei mari potrebbe mettere in pericolo circa 150 milioni di persone, tutti coloro insomma che vivono in territori che potrebbero essere sommersi dalle acque entro il 2050.
Detto con parole semplici, i quattro diversi contributi che concorrono all’attuale sollevamento di livello dei mari italiani sono: lo scioglimento dei ghiacci, il riscaldamento superficiale delle acque, l’isostasia (fenomeno di equilibrio gravitazionale che si verifica sulla Terra tra la litosfera e la sottostante astenosfera) ed i movimenti tettonici verticali.
L’Italia è un paese geologicamente “vivo” dove vulcani, terremoti e bradisismi si manifestano con grande frequenza anche in aree costiere. A scala locale i movimenti geofisici costieri indotti dalla situazione geologica locale costituiscono una componente da tenere presente nel computo delle variazioni relative del livello marino.
Questi movimenti geofisici possono, infatti, sollevare o abbassare le coste italiane. È vero che non si tratta di variazioni dovute a oscillazioni climatiche, ma il loro effetto, nel computo del rischio futuro della costa, assume una grande importanza.
L’aumento del livello del mare è una variabile legata al riscaldamento globale, che dipende da due fattori. Gli oceani si espandono per il 60% a causa della fusione dei ghiacciai terrestri e per il 40% a causa dell’espansione termica, cioè per il calore assorbito.
“Quando incamerano calore oceani e mari aumentano il proprio volume, spiega Gianmaria Sannino (capo del laboratorio di Modellistica climatica e impatti dell’Enea) e si espandono verso l’alto comportando un primo aumento ed innalzamento del livello.”
ll clima, poi, incide anche sulla geologia: le calotte glaciali spesse più di due chilometri che ricoprivano gran parte dell’emisfero settentrionale della Terra durante l’ultima era glaciale (16.000 anni fa), fondendosi, hanno liberato la superficie terrestre sottostante dall’immenso peso del ghiaccio.
In risposta a questa deglaciazione la superficie terrestre sta lentamente tornando al suo punto di equilibrio, sollevandosi in alcune zone e abbassandosi in altre.
Possiamo affermare quindi che il clima passato abbia influenzato la geologia, che ora sta modificando il livello del mare, che viene percepito da chi lo osserva dalla costa.
Un altro fattore che appartiene al campo della geologia, prosegue Sannino, e che influenza il livello del mare percepito è la subsidenza, ovvero il progressivo abbassamento della terra dovuto alla compattazione del materiale che compone il terreno sottostante. Il livello del mare percepito, ad esempio, dai veneziani è fortemente condizionato da questo fenomeno”.
Il pericolo per le città costiere, secondo Sannino, c’è ed è reale: “Se il tasso di emissioni di gas serra a livello globale rimarrà quello attuale, senza miglioramenti e impegni concreti, il rischio c’è e rimarrà alto.” Parliamo di quelle città costruite su un livello medio del mare molto basso, o quelle soggette a una subsidenza importante come Venezia.
Dalle simulazioni climatiche è evidente, che i ghiacci si fondono a una velocità inimmaginabile, la temperatura media del Pianeta sta salendo, gli oceani continuano ad accumulare calore”.
L’Enea ha diffuso nei giorni scorsi una mappa del sollevamento del mare nei porti italiani, in un incontro promosso con Confcommercio a Roma.
In base alle ultime rilevazioni, l’innalzamento del mare nei principali porti del nostro Paese nel 2100 è stimato intorno a 1 metro ed i picchi si avranno a Venezia (+1,064 metri), Napoli (+1,040 metri), Cagliari (+1,033 metri), Palermo (+1,028 metri) e Brindisi (+1,028 metri).
Per tentare di affrontare il problema degli effetti dell’innalzamento del mare sulle attività economiche, ENEA e Confcommercio hanno sottoscritto un protocollo d’intesa che prevede un’ampia collaborazione in altri settori, come l’uso efficiente delle risorse, il recupero dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) e la riqualificazione energetica. L’accordo è stato formalmente siglato a Roma dai presidenti di ENEA, Federico Testa, e di Confcommercio, Carlo Sangalli, nell’ambito del convegno “Pericolo Mediterraneo per l’economia del mare”.
Fonti: Enea, Confcommercio, Repubblica.
Articolo di: Sergio Ferranti
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