Gli accordi siglati a Montreal nel 1987 sembra stia iniziando a dare i suoi frutti.
Il buco dell’ozono sui cieli dell’Antartide sta iniziando a ridursi sensibilmente e, anche se serviranno ancora diversi decenni per una definitiva chiusura, tale assetto sembra stia iniziando ad influenzare anche il nostro clima, specie quello dell’emisfero australe. Ma a cosa serve l’ozono nella nostra atmosfera?
L’ozono scherma la superficie del nostro Pianeta dalle radiazioni ultraviolette che arrivano dal Sole e dallo spazio.
Quando un raggio ultravioletto colpisce una molecola di ozono, questa lo assorbe scindendosi in O2 + O.
L’atomo di ossigeno formatosi reagisce con una molecola di O2 per generare ancora ozono, e il ciclo quindi ricomincia.
Tale ciclo tuttavia, a causa delle continue emissioni dei famigerati CFC (clorofluorocarburi) si era interrotto generando un buco in questa barriera vasto svariati milioni di chilometro quadrati.
Quali le influenze sul clima?
Nello studio pubblicato su Nature, gli scienziati hanno evidenziato come prima dell’attuazione del trattato, la cosiddetta corrente a getto di media latitudine, si era gradualmente spostata verso il Polo Sud. Nello stesso periodo, un altro flusso tropicale, la cella di Hadley, è diventato sempre più forte e spesso.
Con l’applicazione degli accordi di Montreal si è notato come tali fenomeni si siano pressochè arrestati fino ad invertirsi, cambiamento, a detta degli scienziati, attribuibile alla chiusura del buco dell’ozono.
Queste alterazioni, a loro volta, stanno provocando cambiamenti nella temperatura atmosferica e nella quantità di precipitazioni, e quindi anche nella temperatura e nella salinità degli oceani.
Articolo di: Stefano Albanese
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