Tutti noi abbiamo assistito attoniti alle immagini di questi giorni provenienti dall’Isola di Stromboli dopo il nubifragio che si è abbattuto il 12 agosto ma cosa è veramente successo e quali le cause?
Analizzando i dati forniti dalle stazioni pluviometriche di zona si evidenzia che il sistema temporalesco si è originato approssimativamente intorno alla mezzanotte grazie all’irruzione di correnti di aria fredda in alta quota che si è scontrata con aria calda e umida in ascensione dal mare.
Alle 7:25 del mattino un violento nubifragio ha interessato l’isola scaricando oltre 50 mm di pioggia in meno di 2 ore. Poco dopo una colata di fango, detriti, massi, alberi e cenere attivata sopra l’abitato di Ginostra ha invaso e travolto tutto ciò che ha incontrato sul suo cammino; case, negozi, spiagge, tutto distrutto dalla furia devastante mettendo così in ginocchio l’intera economia turistica dell’isola proprio a ridosso di ferragosto nel pieno della stagione estiva ed è stato solo un miracolo che non ci siano state vittime.
Si nota però che questa zona proprio lo scorso 25 maggio è stata interessata da un violentissimo incendio che ha bruciato diversi ettari di macchia mediterranea e boschi facendo venir meno il sostegno al terreno. È stata l’assenza di alberi lungo il crinale del vulcano a consentire all’acqua di trasformarsi in un fiume di fango che si è riversato tra le viuzze dell’isola. Alcuni massi si sono staccati dal vulcano precipitando verso la costa, 50 persone sono state evacuate e una ferita per fortuna in modo non grave.
Ma quali le conseguenze dell’incendio?
Esso provoca dei danni diretti e indiretti i cui effetti sono visibili a lungo termine. La morte immediata di flora e fauna rendono sterile il terreno per lungo tempo ma la conseguenza forse peggiore è la mancanza di copertura vegetativa che funge da “ammortizzatore” in caso di piogge.
Infatti la copertura vegetativa così come il sottobosco fungono “da ombrello” ammortizzando la caduta violenta delle gocce d’acqua favorendo l’infiltrazione nel terreno piuttosto che il ruscellamento e il dilavamento oltre alla funzione che hanno le radici di trattenere i granelli di terreno. Dunque è l’epilogo di una catastrofe annunciata ancora una volta per mano dell’uomo.
Articolo di: Alfredo Geraci
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