Nel nostro sistema solare, oltre ai principali 8 pianeti, gravitano migliaia di corpi minori: gli asteroidi. Simili a dei pianeti, si presentano come dei giganteschi ‘sassi’. Alcuni viaggiano per lo spazio in maniera solitaria, altri si mantengono vicini l’uno con l’altro formando delle “famiglie”. Certuni sfiorano la nostra atmosfera altri riescono a raggiungere il nostro pianeta schiantandosi sul suolo terrestre. Ma cosa sono? Gli asteroidi sono corpi ‘minori’ risiedenti nel nostro sistema solare, hanno dimensioni estremamente varie: il più grande e famoso è Cerere (scoperto dall’italiano Giuseppe Piazzi nel 1801) con un diametro di quasi 1000 km ed è stato addirittura promosso a ”pianeta nano”. Altri dalle consistenti dimensioni sono Pallade e Vesta, (552 e 521 km di diametro) mentre gli asteroidi più piccoli hanno un diametro così ristretto che si possono paragonare a dei ‘ciottoli’. Sono corpi di tipo roccioso e si classificano in tre famiglie: asteroidi carbonacei (tipo C), ne costituiscono il 75% e sono quelli meno luminosi la cui composizione chimica è priva di idrogeno ed elio. I rimanenti sono gli asteroidi silicei (tipo S), composti da minerali ferrosi, più brillanti di quelli di tipo C e, per ultimi, gli asteroidi metallici (tipo M), che hanno prerogative simili a quelli di tipo S. Alcuni di questi ‘pianetini’ gravitano attorno al Sole, altri sulla stessa orbita di Nettuno, ma la fascia principale nella quale orbitano miliardi di asteroidi occupa una zona tra le orbite di Marte e Giove. Come si formano? Secondo gli studiosi (per la prima ipotesi) si tratterebbe di resti di un antico pianeta esploso in seguito a una collisione fortissima. L’altra ipotesi (la seconda e la più probabile) suggerisce che essi siano in realtà dei pezzi di un “pianeta mancato”, vittima dell’intenso campo gravitazionale di Giove, che avrebbe impedito l’aggregarsi di queste parti, impedendo appunto la formazione di un unico corpo.
I frammenti più piccoli degli asteroidi che si trovano in rotta di collisione con la Terra vengono nominati “meteoroidi”. Il calore che si genera durante l’attrito incenerisce il meteoroide, producendo una scia di luce nel cielo. Se il meteoroide non brucia completamente e arriva a colpire Terra, il frammento superstite prende il nome di “meteorite”. Si stima che ogni anno ne cadono sul nostro pianeta alcune centinaia, presso oceani e zone disabitate. Se i meteoriti sono di grandi dimensioni possono lasciare segni evidenti sotto forma di ‘crateri‘, con estensioni 20 volte maggiori del meteorite stesso. In sud Africa nella provincia del North West, in una cittadina chiamata Vredefort, si trova uno dei crateri meteoritici più ampi al mondo (dal diametro di 300 km). Il cratere Vredefort con la sua struttura a multi-anello, le sue dimensioni gigantesche e la sua età avanzata (risalente a circa 2 miliardi di anni fa) è riuscito a ritagliarsi un posto tra i Patrimoni dell’umanità riconosciuti dall’UNESCO. Un altro cratere importante a livello mondiale, si trova in prossimità dello Yucatan, in Messico, il cratere di ‘‘Chicxulub” (formatosi 66 milioni di anni fa) fu provocato da un gigantesco meteorite che causò l ‘estinzione di innumerevoli specie animali. Eventi del genere sono stata la causa della ”moria” più drammatica della storia, come accadde 250 milioni di anni fa quando dopo la caduta di un grande meteorite avvenne l’estinzione del 96% delle specie viventi, dinosauri compresi.
Articolo di: Alessia Tumminello
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