La grande paura di Palermo è cominciata con cinquantatré secondi che sembravano non finire mai. Un sibilo nella notte e poi la terra che trema come non aveva più fatto da quasi un quarto di secolo, i fregi delle dimore barocche intorno ai Quattro Canti che si sbriciolano come marzapane, i palazzi della città nuova che ondeggiano, fragore di vetri rotti, calcinacci che piovono sulle strade, sirene, grida, un milione di palermitani che corrono a piedi e sulle loro auto verso le piazze. Lontano dal quel grumo di cemento che sembra cedere da un momento all’ altro.
Cinquantatré secondi e poi la lunga notte e poi ancora il lungo giorno. Di panico. Assalti ai Bancomat per rifornirsi di denaro contante, code ai distributori di benzina, gli ansiolitici esauriti nei Pronto soccorsi, mitomani e forse anche sciacalli che già vagano per le vie. E’ cominciato tutto alle 3,21. Scossa terribile di magnitudo 5,6 sulla scala Richter, ottava su quella Mercalli. Per fortuna l’ epicentro era in mare aperto, trentacinque chilometri a nord est della capitale siciliana.
Palermo come un grande accampamento fino all’ alba, coperte sulle panche di marmo del Politeama e roulotte nei parcheggi di periferia, cornetti caldi in via Libertà come a Capodanno e crolli tra la Vucciria e l’ Olivella, i vigili del fuoco in allarme rosso, cellulari in tilt, traffico impazzito, fughe di gas, ascensori come trappole, danni segnalati in più di 400 abitazioni, centinaia di ricoveri di uomini e donne in stato di choc, un cuoco e due anziane signore morte di crepacuore. E decine di feriti.
Tra loro c’ è anche un bimbo di quattro anni, colpito da una bottiglia scivolata da una mensola mentre dormiva nel suo lettino. «Ma è andata bene, è stato il sisma più forte degli ultimi decenni nella zona», ha subito spiegato il presidente dell’ Istituto nazionale di geofisica e di vulcanologia Enzo Boschi. E’ andata bene. Nonostante quelle altre due repliche, alle 3,32 e alle 4,09 di magnitudo 3,5 della Ricther. Anche queste le hanno sentite fino dall’ altra parte della Sicilia. A Messina. A Catania.
Nelle province occidentali c’ è stata paura come a Palermo. Notte insonne ad Agrigento, Trapani, a Caltanissetta e anche ad Enna. Ma non è finita all’ alba. Venti scosse di quelli che gli esperti definiscono «di assestamento» fino alle 10 del mattino, erano 54 a mezzogiorno, 64 un’ ora dopo, più di cento quando il sole è cominciato a tramontare. Tutto sotto controllo. Tutto tranne squadre di scellerati che per tutto il giorno «annunciano» altre scosse catastrofiche e imminenti. Seminano il terrore.
La psicosi del terremoto che verrà si scatena da una parte all’ altra di Palermo. E’ in quel momento che si svuotano uffici comunali e assessorati regionali, scendono di corsa le scale gli impiegati della Camera di Commercio, fuggono dalla scuole gli studenti. Come quelli dell’ industriale Volta che accorrono davanti alla statua di Padre Pio in viale dei Picciotti a pregare il santo. «Solo sciagurati possono fare simili affermazioni», è andato ripetendo per tutto il giorno il capo del dipartimento della Protezione Civile Guido Bertolaso tra un summit e l’ altro mentre in Comune si stava mettendo su un’ »unità di crisi».
E’ ovvio che nessuno può escludere altri forti scosse, ma gli esperti garantiscono che l’ energia maggiore si sia «liberata» proprio alle 3,21 in quei cinquantatré interminabili secondi. A quell’ ora Palermo ha rischiato di restare sepolta su se stessa. Se solo il «cuore» del terremoto fosse stato un po’ più giù ci sarebbe stato forse un altro Belice, il sisma avrebbe provocato morti e distruzione come nel dicembre del 1968 in fondo alla Valle tra le province di Trapani e Agrigento. Dei danni e delle vittime.
Sfollate quattro famiglie nel quartiere del Monte di Pietà. Sopralluoghi nella città vecchia raccontano che il bilancio vero si potrà fare però solo tra alcune ore. Quello dei morti sembra per fortuna definitivo. Infarto per un cuoco di 48 anni mentre metteva al riparo i suoi quattro figli. Infarto per una nonnina di Corleone. Infarto anche per la «zia Rosa» della Zisa che di anni ne aveva quasi settantotto. Era sopravvissuta al sisma del Belice dove aveva salvato la figlia di pochi mesi tra le macerie. Aveva il terrore di ritrovarsi dentro un altro terremoto. La «zia Rosa» è morta sull’ ambulanza che correva verso l’ ospedale.
Comunicato stampa del 6 settembre 2002
Il terremoto che ha colpito la provincia di Palermo questa notte alle 03:21 italiane è localizzato a circa 50 km a nord-nordest della città di Palermo, in mare (Lat. 38.45N; 13.70E, Profondità 18-20 km). La magnitudo locale (scala Richter) della scossa è pari a 5.6. Nella Città di Palermo il sisma è stato risentito tra il V e il VII grado della scala Mercalli e le massime intensità sono state risentite nella parte storica della città. Il terremoto è stato anche sentito del IV grado a Caltanisetta, Messina e Catania. La scossa è stata seguita da numerose repliche, tutte di magnitudo inferiore, la maggiore delle quali è stata di M=3.9 avvenuta alle ore 08:16 italiane. L’evento è stato risentito in tutta la Sicilia settentrionale e in particolare nella città di Palermo. Il terremoto odierno rientra nel quadro dell’attività sismica caratteristica di questa zona. Storicamente sono avvenuti terremoti, che hanno interessato la città di Palermo, nel 1726, nel 1823 e nel 1940 con magnitudo confrontabile con il terremoto odierno e che hanno provocato forti risentimenti e danni nella città di Palermo. Soprattutto l’evento del 1726 che si ricorda come il più distruttivo per la città. L’analisi del catalogo sismico strumentale mostra numerosi terremoti la cui magnitudo massima è stata di 5.2 (Richter) nel Giugno 1998. Il terremoto odierno si localizza in una fascia di sismicità crostale orientata parallelamente alla costa settentrionale della Sicilia. L’attività sismica di questa zona riflette il movimento relativo tra la placca africana, in lento spostamento verso N-NW, e la placca europea. Questo lento movimento tettonico provoca l’accumulo di deformazione che si rilascia sotto forma di terremoti. L’energia sismica liberata da tutti i terremoti avvenuti nella zona interessata dall’attività odierna è modesta. Malgrado il quadro sismotettonico sia abbastanza chiaro i dati a disposizione non consentono previsioni a breve termine. Attualmente l’andamento della sequenza è quello tipico, caratterizzato da una scossa principale seguita da numerose repliche di magnitudo minore.
La sequenza sismica della Sicilia settentrionale
Aggiornamento all’11 ottobre 2002 – ore 03:43 La scossa principale è stata rilocalizzata con tutti i dati disponibili. Le coordinate epicentrali sono rimaste molto vicine a quelle determinate immediatamente dopo la scossa dai turnisti coinvolti nel servizio di sorveglianza sismica (Latitudine 38.45N; Longitudine 13.70E). La profondità ipocentrale non può essere calcolata con precisione, perchè la distanza delle stazioni sismiche è troppo grande. Si tratta comunque di un terremoto crostale, localizzato tra i 10 e i 20 km di profondità. |
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La magnitudo locale (ML, o magnitudo Richter) è stata calcolata dai dati delle stazioni a larga banda italiane e dei paesi limitrofi, appartenenti alla rete MedNet dell’INGV. Il valore di 5.6 determinato nei primi minuti è confermato. Va precisato che altre stime, ottenute con altri metodi o altri dati (ad esempio con dati di stazioni sismiche poste a distanze maggiori, sia sulle onde “di volume”, MB, che sulle onde di superficie, MS) sono leggermente diverse. Questo rientra nella norma. | |||||||||
Anche la magnitudo delle repliche maggiori è stata rivista. Si è osservato che alcune delle scosse avvenute immediatamente dopo la scossa principale hanno avuto una magnitudo superiore a 4 (alle 03:33 e alle 03:45), contrariamente a quanto determinato nelle prime ore. Va sottolineato che la stima della magnitudo dalla durata dei sismogrammi per le repliche che avvengono immediatamente dopo una forte scossa di terremoto è complicata dalla sovrapposizione dei segnali della prima con quelli delle scosse successive. L’Appendice 1 riporta l’elenco delle repliche registrate dalla Rete Sismica Nazionale fino alle 03:43 dell’11 ottobre 2002.L’intensità macrosismica, ossia la misura degli effetti del terremoto (generalmente indicata con la scala Mercalli), dipende non soltanto dalla magnitudo, ma anche dell’ambiente su cui il terremoto incide (ad esempio un terremoto distante dai centri abitati avrà, a parità di magnitudo, una intensità Mercalli inferiore). Nel caso del terremoto del 6 settembre, la distanza dalla costa ha contribuito a ridurre l’intensità e di conseguenza i danni. Le stime degli effetti massimi, a Palermo e a Ficarazzi, rilevati attraverso sopralluoghi di esperti dell’istituto, sono del VI grado MCS. Si veda: http://emidius.mi.ingv.it/eqs/Palermo020906/rilievo021010.html Questi sopralluoghi hanno anche evidenziato una serie di fenomeni secondari legati allo scuotimento indotto dal terremoto, che sono descritti e raffigurati in http://emidius.mi.ingv.it/eqs/Palermo020906/Cerda/CerdaPA.html e http://www.ingv.it/~roma/reti/rms/terremoti/italia/Palermo06-09-02/frana/frana.htmlUno dei fenomeni più evidenti è certamente la frana a Cerda, a circa 50 km dall’epicentro. |
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Vista aerea della frana di Cerda (vedi http://www.ingv.it/~roma/reti/rms/terremoti/italia/Palermo06-09-02/frana/foto4.html)
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Quando avviene un terremoto di magnitudo superiore a 5, è importante seguire l’andamento spaziale e temporale delle repliche (o “aftershocks”) per comprendere l’estensione e la geometria dell’area attivata dalla scossa più forte. L’evoluzione temporale dell’attività che segue la scossa forte mostra un andamento piuttosto caratteristico, con un decremento del numero delle scosse per unità di tempo già a partire dalle prime 24 ore. Nelle prime 6 ore sono state localizzate quasi 50 scosse, mentre il tasso si è attestato intorno alle 10 scosse ogni 6 ore già dal giorno 7 settembre e si è poi mantenuto piuttosto costante nei giorni successivi. Nei giorni 13 e 14 settembre, il tasso giornaliero è diminuito ancora.La distribuzione delle repliche più forti delinea un’area allungata approssimativamente in direzione nordest-sudovest che si estende per circa 20 km. Il meccanismo focale di un terremoto indica il tipo di movimento che è avvenuto durante la rottura della faglia che lo ha generato. In questo caso, il terremoto è stato causato da un processo di compressione in direzione circa nord-nordovest sud-sudest, in analogia con gli altri terremoti avvenuti negli ultimi anni in questo settore, tutti caratterizzati da meccanismi di tipo compressivo. Questi terremoti delineano una fascia piuttosto continua che si estende per oltre 200 km in direzione est-ovest, parallela alla costa settentrionale della Sicilia. I terremoti riportati nei cataloghi storici sono localizzati lungo la fascia costiera, ma va ricordato che la localizzazione precisa di questi epicentri, basandosi solo sugli effetti macrosismici rielaborati in tempi moderni, è piuttosto dubbia. Le massime intensità riportate per la città di Palermo sono stimate dell’VIII-IX grado MCS per il terremoto del 1726, dell’VIII grado per quello del 1823, mentre il terremoto del 1940 viene stimato del VII grado.Si veda il catalogo storico in: http://emidius.mi.ingv.it/CPTI/home.htmlAllo scopo di studiare meglio il fenomeno, il Centro Nazionale Terremoti dell’INGV ha installato una rete temporanea di strumenti di elevata qualità nella regione, a integrazione delle reti esistenti. Due squadre, partite da Roma e dall’Osservatorio di Gibilmanna, hanno installato, durante le prime 24 ore, una rete di 6 strumenti sulla costa sicula e sulle isole Eolie e di Ustica. I dati registrati da queste reti consentiranno di avere un quadro molto più chiaro delle caratteristiche della sequenza. Inoltre, per valutare quanto gli effetti del terremoto a Palermo siano imputabili alla geologia locale, sono state installate, da una squadra della sezione INGV “Sismologia e Tettonofisica”, altre 8 stazioni sismiche nel centro storico della città. I primi dati elaborati mostrano che le aree costruite sui sedimenti alluvionali di antichi alvei fluviali risentono in misura maggiore degli effetti dei terremoti. Queste osservazioni strumentali saranno confrontate con le valutazioni dirette del danneggiamento al fine di avere una valutazione della vulnerabilità di alcune zone urbane. In totale, l’INGV ha mobilitato quattro squadre di ricercatori e tecnici specializzate per valutare i danni prodotti dal terremoto, per installare nuove stazioni sismiche (sia per studiare le repliche sia per valutare gli effetti locali di amplificazione del moto del suolo) e anche per fare una ricognizione dell’effetto del terremoto sull’ambiente. Queste attività sono state svolte da diverse sezioni dell’INGV di Roma, Milano, Catania e Palermo.
Articolo di: Sergio Ferranti ©centrometeosicilia.it |