Mentre sulla Sicilia l’autunno sta avendo una partenza decisamente in sordina, cerchiamo di ampliare il nostro campo di indagine spostandoci ad ovest del nostro continente, fin sull’oceano Atlantico.
Osservando l’immagine che ci giunge dal satellite notiamo come siano presenti ben 3 tempeste tropicali fra cui la tempesta Florence, da poco evoluta in uragano, formatesi a ridosso delle coste occidentali dell’Africa; esse, grazie agli Alisei, verranno spinte verso ovest, scorrendo sul bordo meridionale degli anticicloni tropicali a dell’anticiclone delle Azzorre, per poi, grazie al movimento di rotazione terrestre, virare verso nord-ovest dirigendosi in genere verso il golfo del Messico.
Osservando l’immagine che ci giunge dal satellite notiamo come siano presenti ben 3 tempeste tropicali fra cui la tempesta Florence, da poco evoluta in uragano, formatesi a ridosso delle coste occidentali dell’Africa; esse, grazie agli Alisei, verranno spinte verso ovest, scorrendo sul bordo meridionale degli anticicloni tropicali a dell’anticiclone delle Azzorre, per poi, grazie al movimento di rotazione terrestre, virare verso nord-ovest dirigendosi in genere verso il golfo del Messico.
In questo tragitto queste tempeste tropicali possono evolvere in uragani, ma vi occorrono determinate condizioni affinchè ciò si verifichi.
Innanzitutto una scarsa presenza di pulviscolo sahariano, che a volte giunge fino al Mar Caraibico e al Golfo del Messico per via del vento di Harmattan, provocato dagli anticicloni tropicali presenti sul nord Africa, il quali, sul loro bordo meridionale, soffia in maniera intensa con direzione est/nord.est sollevando ingenti quantità di pulviscolo sahariano, che poi giunge fino alle coste del Messico o addirittura fino al Venezuela.
Innanzitutto una scarsa presenza di pulviscolo sahariano, che a volte giunge fino al Mar Caraibico e al Golfo del Messico per via del vento di Harmattan, provocato dagli anticicloni tropicali presenti sul nord Africa, il quali, sul loro bordo meridionale, soffia in maniera intensa con direzione est/nord.est sollevando ingenti quantità di pulviscolo sahariano, che poi giunge fino alle coste del Messico o addirittura fino al Venezuela.
Questa polvere sahariana, se è presente in quantità massiccia tale da offuscare il sole, impedirà alla radiazione solare di compiere il proprio dovere impedendo di fatto l’aumento termico delle acque superficiali oceaniche. In questo frangente sarà quasi impossibile veder nascere un uragano venendo a mancare il carburante, diversamente l’evoluzione ad uragano di una tempesta sarebbe quasi certa.
Una volta che i cicloni tropicali arrivano sul Golfo del Messico, tendono a risalire verso nord attraversando le coste orientali degli USA, compiendo una parabola verso nord-est tornando in aperto Atlantico.
Qui l’uragano verrà agganciato dal flusso zonale e inizierà il suo cammino, non privo di insidie, verso l’Europa, infatti una volta giunto in acque superficiali più fredde, esso tenderà a perdere la status di uragano o di tempesta tropicale, ovvero di un sistema barotropico a cuore caldo, assumendo lo status di tempesta ex tropicale per poi, come avviene in molti casi, declassarsi ulteriormente in normale perturbazione o depressione atlantica anche intensa.
In molti casi questi sistemi perturbati tendono a puntare le Isole Britanniche ma non sempre ciò avviene, si sono verificati infatti casi in cui hanno assunto una traiettoria più meridionale puntando a latitudini più basse, giungendo addirittura in prossimità delle coste portoghesi.
Nel novembre del 2014, il ciclone Gonzalo raggiungendo una pressione sul suo occhio di 972 hPa, si portò in prossimità dell’arcipelago delle Canarie, portando una fase di forte maltempo, successivamente il maltempo colpì duramente le coste atlantiche del Marocco e quelle portoghesi.
La conseguenza diretta sul Mediterraneo e sulla Sicilia fu un intenso richiamo caldo accompagnato da sostenuta ventilazione sciroccale, richiamo che fece schizzare la colonnina di mercurio sul settore tirrenico su valori prossimi ai +30 °C, complice l’innesco dell’effetto favonico.
La conseguenza diretta sul Mediterraneo e sulla Sicilia fu un intenso richiamo caldo accompagnato da sostenuta ventilazione sciroccale, richiamo che fece schizzare la colonnina di mercurio sul settore tirrenico su valori prossimi ai +30 °C, complice l’innesco dell’effetto favonico.
Tornando alla tempesta tropicale Florence, divenuta in queste ore uragano, stabilirne ad oggi l’esatta traiettoria è tutt’ora impossibile, possiamo quindi stilare solo delle ipotesi: qualora assumesse una traiettoria meridionale, in ingresso dalla Penisola Iberica, la Sicilia si ritroverà ad avere a che fare con una fase prefrontale molto calda, attivandosi una risposta in un primo momento anticiclonica, poi giungerebbero correnti molto calde dall’entroterra sahariano, con sensibile aumento termico.
Una volta giunta sul Mediterraneo, arriverebbe una severa ondata di maltempo, con piogge, temporali, e drastico calo termico, che potrebbe interessare tuttavia con maggiore probabilità il nord-Italia.
Una traiettoria più settentrionale porterebbe in un primo momento all’attivazione di correnti in quota da sud-ovest e di Scirocco al suolo con conseguente aumento termico, poi, durante il transito dell’asse di saccatura, potrebbe prender vita ad un’intensa perturbazione fra il mar Tirreno, e lo Stretto di Sicilia, sarebbe un passaggio perturbato veloce ma intenso seguito da un rapido miglioramento e dall’ingresso di aria più fresca e meno umida proveniente dal nord Atlantico.
Queste al momento le possibili conseguenze alla luce delle recenti emissioni modellistiche, si tratta quindi di ipotesi e non certezze. I prossimi giorni saranno determinanti per comprendere al meglio le sorti della tempesta Florence e possibili ripercussioni sul Mediterraneo.
Una traiettoria più settentrionale porterebbe in un primo momento all’attivazione di correnti in quota da sud-ovest e di Scirocco al suolo con conseguente aumento termico, poi, durante il transito dell’asse di saccatura, potrebbe prender vita ad un’intensa perturbazione fra il mar Tirreno, e lo Stretto di Sicilia, sarebbe un passaggio perturbato veloce ma intenso seguito da un rapido miglioramento e dall’ingresso di aria più fresca e meno umida proveniente dal nord Atlantico.
Queste al momento le possibili conseguenze alla luce delle recenti emissioni modellistiche, si tratta quindi di ipotesi e non certezze. I prossimi giorni saranno determinanti per comprendere al meglio le sorti della tempesta Florence e possibili ripercussioni sul Mediterraneo.
Articolo di: Antonio Cucchiara
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