Maggio 2019 in Italia rischia di passare come uno dei più freddi e instabili degli ultimi decenni, sia sulle regioni settentrionali, dove fino a ieri nevicava al di sotto dei 1000 metri, che sulle regioni meridionali. Qui la neve ha rifatto la sua comparsa, fin dai 1200-1300 metri. In Sicilia stamani, durante il passaggio del “Cut-Off” e del suo nucleo molto freddo nella media troposfera, la neve è tornata ad imbiancare le cime più elevate dei Nebrodi e l’Etna, fin dai 1500 metri. Un evento davvero eccezionale per la seconda decade di maggio. Mentre sui rilievi più elevati nevicava, a livello del mare si registravano temperature insolitamente basse, di +12°C +13°C.
In qualche caso si è andati molto vicini nello stabilire la temperatura massima più bassa per il mese di maggio. Tutto colpa della persistenza di una particolare configurazione barica che vede il rinnovarsi di saccature, di origine artica, che dall’Artico norvegese si prolungano fino all’interno del bacino centrale del Mediterraneo. La discesa di queste ondulazioni cicloniche è accompagnata dallo scivolamento di intense avvezioni fredde in quota (media troposfera), d’estrazione artica marittima, e polare marittima nei bassi strati. Dopo i precedenti episodi di fine aprile e del 5-6 maggio, una nuova avvezione fredda ha scavalcato le Alpi la sera di sabato 11 maggio 2019. L’intrusione dell’aria fredda ha favorito il rapido sviluppo di grossi sistemi temporaleschi che hanno originato forti rovesci e le grandinate che hanno colpito Novara, l’Astigiano e la pianura lombarda, tra cui l’aeroporto della Malpensa, causando ingentissimi danni alle coltivazioni.
Dopo aver interessato soprattutto le Prealpi venete, con piogge abbondanti che hanno visto accumuli di oltre 100 mm in meno di 24 ore, le precipitazioni più intense si sono concentrate sull’Appennino dal Modenese, al Casentino, al Montefeltro, dove tra domenica 12 e lunedì 13 maggio sono caduti oltre 100 mm d’acqua a causa dello sbarramento orografico offerto dall’Appennino Emiliano e Romagnolo nei confronti dell’umida ritornante da NE, richiamata dal “Cut-Off”, colmo di aria artica marittima in quota, che iniziava a scivolare verso il Tirreno, in direzione della Sicilia. Le notevoli piogge, prodotte dal consistente “forcing” orografico rispetto la ventilazione nord-orientale, sommandosi anche alla parziale fusione dell’abbondante manto nevoso caduto sull’Appennino Emiliano nei giorni scorsi, ha provocato la rapida ondata di piena dei fiumi emiliani, romagnoli e marchigiani che hanno causato allagamenti e locali inondazioni.
I danni maggiori, come riportano le cronache, sono avvenuti lungo il Montone, nel forlivese, e fra il cesenate e il ravennate, per l’esondazione del Savio. Fortunatamente la situazione è andata a migliorare già da ieri, con la cessazione delle precipitazioni dovuta all’abbassamento di latitudine del “Cut-Off” che nella giornata odierna ha raggiunto la Sicilia. Subito dopo la cessazione delle precipitazioni l’arrivo dell’aria più fredda da NE ha determinato un brusco abbassamento delle temperature, soprattutto sulle regioni centro-settentrionali. All’alba di ieri le temperature minime sono scese sotto i +5 °C in molte località della pianura Padana, e talora perfino sotto i +2 °C nel parmense. In centro a Parma l’osservatorio universitario ha rilevato una minima di +6,7 °C. L’ultima accade volta nella seconda decade di maggio accadde nel 1991, con una minima di +6,6 °C il 17 maggio, mentre il record è di +4,9 °C, stabilito il 12 maggio 1928.
Maggio 2019 in Italia e quelle continue saccature dall’Artico verso il Mediterraneo
Articolo di: Daniele Ingemi
©centrometeosicilia.it
Seguiteci su: https://www.facebook.com/centrometeosiciliano/
Canale Telegram: https://t.me/centrometeosicilia