Da sempre l’uomo ha sentito l’esigenza di denominare tutto ciò che percepiva tramite i suoi cinque sensi e a tale ventura non sono sfuggiti gli astri che brillano nell’empireo notturno. Fin dall’antichità è stato contemplato che la danza ciclica delle stelle segnava un ottimo orologio annuale. L’identificazione di specifiche stelle al sorgere e al tramontare del Sole era di grande aiuto nella determinazione precisa dell’inizio e della fine della stagione. Per tale motivo è nata la necessità di creare una nomenclatura per tutte le stelle, per poter sancire con esattezza le fasi di inizio e di fine delle stagioni, onde poter pianificare le attività produttive, anticamente focalizzate sull’agricoltura; difatti, non c’è da stupirsi che siano stati popoli prettamente agricoli, come Egizi e Caldei, a sviluppare per primi lo studio del cielo. Essendo stati attribuiti in età antica, la maggior parte dei nomi delle stelle hanno origine greca, latina o, più spesso Araba. La necessità di ricorrere a un sistema di riferimento fece nascere pressappoco ‘le costellazioni‘ (ampio raggruppamento di stelle o elementi analoghi che formano, illusivamente, animali o cose).
Nel corso dei secoli, disparati popoli hanno individuato figure differenti nel cielo, pur osservando lo stesso gruppo di stelle. Questo ci dice che esiste una certa arbitrarietà nel definire una costellazione e le sue estremità. Per funzionalità è quindi utile far riferimento ad un insieme di costellazioni approvate universalmente. Per questa ragione l’Unione Astronomica Internazionale ha fissato nel 1930 i confini convenzionali e i nomi delle 88 costellazioni dell’intero globo celeste. Quando si scruta la volta stellata ci si affaccia davanti ad una sorta di cupola. In realtà il cielo nel suo complesso è una sfera, dal raggio interminabile, della quale vediamo solo una metà. E questa metà osservabile di sfera celeste non è sempre la medesima. I tre fattori che determinano la posizione delle costellazioni visibili in un periodo dell’anno, rispetto che in un altro, sono: l’ora della notte, la data dell’anno e la latitudine geografica dell’osservatore. Proprio per questo ha senso parlare di costellazioni ‘di stagione’, che sono di fatto quelle che si trovano in disposizione opposta al Sole. Dunque, come si presenta il cielo invernale alle nostre latitudini? Adesso parleremo appunto delle costellazioni che regnano e impreziosiscono le notti d’inverno nell’emisfero boreale. In questo periodo il cielo boreale è prevalentemente dominato dalle seguenti costellazioni: verso sud, regna Orione, poco più a oriente dove scorre la Via Lattea, vicino a Orione vi sono i due Cani, quello Maggiore e quello Minore. Questi tre fantastici agglomerati di stelle fanno da progenitori alla formazione del noto ‘Triangolo Invernale‘: ognuna delle tre costellazioni sopracitate dispone la propria stella ‘Alpha’ (la stella principale di una costellazione) creando un inconfondibile triangolo equilatero,quasi perfetto, visibile per tutto il periodo invernale. I protagonisti del triangolo invernale sono: Sirio (la stella più brillante di tutta la volta celeste, membro della costellazione del Cane Maggiore), Procione (l’astro più luminoso del piccolo asterisma del Cane Minore) e Betelgeuse (la gigante stella rossa appartenente alla costellazione di Orione).
Conosciamo meglio le singole costellazioni; il Cane Maggiore è una costellazione molto antica che transita in meridiano a mezzanotte tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio. La stella più prestigiosa della costellazione è anche la più luminosa di tutto il cielo: Sirio, la sfolgorante stella dalla magnitudine -1,4. I telescopi più potenti mostrano che accanto a Sirio è posta una debole nana bianca, difficilmente percepibile nello sfolgorìo dell’immensa compagna. Sirio è inoltre una delle più vicine a noi: dista circa 8,6 anni luce. Entro i confini del Cane Maggiore troviamo due oggetti degni di nota, facilmente osservabili con telescopi amatoriali: gli ammassi aperti (gruppi di stelle nate in unione ad una nube molecolare gigantesca, e ancora aggruppate dalla vicendevole attrazione gravitazionale) dal nome M41 e NGC 2362. Passando alla costellazione del Cane Minore è agevolmente localizzabile in cielo guardando a sud dei Gemelli. La stella più brillante è Procione o Alpha CMi (magnitudine 0,4). Il passaggio di Procione in opposizione al Sole avviene intorno al 20 Gennaio. Curiosamente, anche Procione, come Sirio, padroneggia come compagna una nana bianca. La costellazione del Cane Minore non contiene oggetti di peculiare interesse.
Orione è facilmente individuabile tramite le tre stelle della cintura (la cintura utopistica della figura mitologica di Orione [figlio di Poseidone] dal quale la costellazione prende l’appellativo) che, se pur non luminosissime, attirano l’attenzione per l’ordinamento in riga pressocchè perfetta. Si trovano al centro di un quadrilatero di stelle luminose. La costellazione di Orione, invece, domina il cielo boreale invernale, transitando in meridiano a mezzanotte a metà dicembre. La stella Alpha si chiama Betelgeuse, è una gigante rossa variabile, dalla magnitudine oscillante tra 0,3 e 0,6 in poco più di cinque anni. Nonostante le sia stata data la prima lettera dell’alfabeto greco, è meno brillante di Beta o Rigel (mag. 0,1) che invece brilla di un bianco-azzurro. Le tre stelle della cintura sono giovani e caldissime: procedendo da oriente verso occidente sono Zeta o Alnitak, Epsilon o Alnilam e Delta o Mintaka. Il Principale oggetto di particolare interesse presente nella costellazione è la ‘Nebulosa di Orione’, uno degli oggetti più apprezzati del cielo. E’ formata da due componenti, M42 ed M43 ed è distinguibile ad occhio nudo nelle ore notturne limpide e senza Luna. Trattasi di una gigantesca nube di idrogeno, dove il flusso di raggi ultravioletti derivante dalle stelle in essa recchiuse ionizza e rende luccicante. Oltre questi oggetti, Orione comprende la nebulosa M78 e la nubulosa oscura ‘Testa di Cavallo‘ B33.
Articolo di: Alessia Tumminello
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