Tante volte ci siamo soffermati, specie in inverno ad osservare il mare in burrasca, un mare irrequieto la cui potenza ci fa sentire spesso inermi di fronte ad onde alte anche diversi metri in grado di spazzare via qualsiasi cosa incontrino. Tale fenomeni in grado di incantare e allo stesso tempo spaventare prende il nome di MAREGGIATA
E’ proprio questa sua irrequietezza che rende il mare una delle forze della natura più affascinanti, in grado di generare onde altissime per poi placarsi improvvisamente e riprendere nuovamente vigore con l’arrivo di altre ondate.
Una mareggiata è accompagnata spesso da forte vento tale da rendere l’aria che respiriamo salmastra, altre volte, invece, il mare in burrasca è accompagnato da venti deboli il che fa sorgere spontanea una domanda:
Cosa scatena la “collera” del mare a tal punto da produrre onde alte svariati metri?
Sicuramente il fattore determinante rimane il vento, che soffiando con violenza sopra ad una superficie d’acqua, la fa necessariamente increspare fino a formare le onde.
Tuttavia il vento da solo non è l’unico elemento coinvolto nella genesi di una mareggiata, infatti per dare origine a tale fenomeno, il vento deve attraversare uno specchio di mare sufficientemente ampio; solo in questo modo le onde potranno “amplificarsi” ed avere altezze anche di diversi metri. L’area della superficie marina più o meno estesa in cui il vento soffia con direzione costante viene chiamato “Fetch”.
Definiamo quindi la porzione di mare effettiva dove il vento trasferisce energia cinetica al mare, generando e ampliando il moto ondoso come: fetch effettivo.
Definiamo invece fetch geografico la distanza tra una località di riferimento sulla costa e la terra più vicina.
Tale fetch si può misurare esclusivamente su porzioni di mare relativamente ridotte, come nel caso del Mar nero o nello stesso Mar Mediterreneo.
Esistono delle formule in grado di calcolare il fetch effettivo, utile per calcolare al meglio l’altezza delle onde. Una di queste è la formula di Seville così espressa:
Dato Fi che rappresenta il fetch geografico con direzione i espressa in Km.
Dato αi che rappresenta l’angolo che la direzione i forma con quello in cui spira il vento.
Esprimiamo il Fetch effettivo come
- Feff = (ΣFicos2 αi)/ Σcos2αi
Più lungo e ampio è il Fetch, più alte saranno le onde.
Un altro fattore importante per la genesi di una mareggiata è la durata del vento: se un vento spazza un tratto di mare per meno di 24 ore, difficilmente alzerà grandi onde, anche in presenza di un fetch su livelli alti.
Viceversa, se la sua durata si protrae per due o tre giorni, il mare tenderà ad ingrossarsi sempre più, fino a quanto il vento non si calmerà o cambierà direzione.
Ricordiamo, inoltre, che quando il vento si attenua fino a cessare completamente, il moto ondoso non si attenua subito, ma per inerzia è in grado di rimanere stabile anche per più di 24 ore.
Da qui il fenomeno caratteristico di avere un mare a volte tempestoso pur in assenza di venti. Successivamente a tale fase, superate le 24/48 ore in assenza di vento, il moto ondoso tende ad attenuarsi e le onde tendono a diventare “più lunghe” e distanziate fra loro.
Per calcolare quindi l’altezza di un’onda esistono svariate formule empiriche che ci aiutano ad averne una stima, seppur approssimata.
Una delle più conosciute è la formula di Tomaso Stevenson, noto ingegnere scozzese:
H = 1,5 per F > 30 dove F è il fetch che deve essere maggiore di 30 miglia marine.
MAREGGIATE IN SICILIA
Le coste della nostra isola sono particolarmente esposte a mareggiate in base alla direttrice dei venti, associato quasi sempre a perturbazioni.
La costa ionica è una delle zone della Sicilia dove si registrano le mareggiate fra le più intense, accompagnate spesso da forti venti di scirocco o levante, che espongono in particolar modo le coste del catanese o messinese ionico; mentre sotto grecale sono le coste del siracusano a registrare onde più elevate.
Per quanto riguarda la costa tirrenica, il settore del palermitano può registrare mareggiate degne di nota sotto il grecale e la tramontana, meno esposto risulta il golfo di palermo sotto il maestrale che espone invece, in maniera più incisiva, il messinese, specie le Eolie. Al riparo sotto il maestrale risulta invece la costa ionica.
La costa occidentale può registrare mareggiate particolarmente intense sotto correnti di maestrale ma sopratutto di ponente, mentre quella meridionale risulta invece particolarmente esposta a mareggiate sotto correnti di libeccio, mentre sotto scirocco il mare risulterà indubbiamente burrascoso al largo ma con onde meno incisive sulle coste.
Articolo di: Stefano Albanese
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