Nel tardo pomeriggio del 1° gennaio 2020, alle ore 19.26 circa, un bolide ha solcato i cieli del nord Italia, illuminandoli al suo passaggio con una brillante scia che è stata subito notata da molte persone. L’evento è stato prontamente ripreso da 8 camere di osservazione della rete Prisma ( Prima Rete Italiana per la Sorveglianza sistematica di Meteore e dell’Atmosfera), un progetto promosso e coordinato dall’Inaf: secondo i primi dati raccolti al momento del passaggio del luminoso bolide è stato possibile individuare la zona di ipotetica caduta del frammento meteorico, collocandolo nella zona di Disvetro, un paese a pochi km a nord-ovest di Cavezzo, in provincia di Modena.
Infatti il ritrovamento non è tardato ad arrivare: il 4 gennaio Davide Gaddi, ciclista emiliano organizzatore di pedalate a scopo benefico, si trovava insieme al suo cane proprio nella zona di probabile caduta del meteorite, quando ne ha individuato ben 2 frammenti luccicanti, avvolti da una patina scura.
Li ha subito raccolti capendo di aver appena ritrovato qualcosa di strano, è così si è messo in contatto con l’Inaf, riferendo del ritrovamento e attivandosi subito per consegnare i preziosi reperti ritrovati, visto che si era già diffusa la notizia della probabile caduta del meteorite di capodanno in quella zona. Secondo i primi dati il meteorite sarebbe entrato nell’atmosfera terrestre ad una velocità di circa 12 km al secondo, incendiandosi e raggiungendo una magnitudine compresa tra -7 e -8. Probabile che l’oggetto si sia disintegrato ad un’altitudine di 30/40 km.
L’importanza di riuscire a raccogliere questo tipo di reperti sta nel fatto che essi contengono molte informazioni utili a studiare la storia del nostro Sistema Solare. Questi frammenti infatti sono testimoni vaganti di epoche remote: la fascia degli asteroidi è costituita da elementi di scarto che non si sono aggregati ai pianeti o ne sono sfuggiti all’attrazione, pertanto trovare un frammento di meteorite equivale a trovare una piccola capsula del tempo, utilissima a studiare le caratteristiche del nostro Sistema Solare risalenti a miliardi di anni fa, subito dopo la sua formazione. Ora i reperti verranno analizzati e intanto le ricerche nell’area proseguono poiché è possibile che vi siano ancora resti sul suolo.
Questo ritrovamento dimostra la validità del sistema Prisma nel monitoraggio dei bolidi che solcano i nostri cieli, progetto nato proprio con lo scopo di scandagliare eventi del genere o di fenomeni che si verificano nell’alta atmosfera tramite una rete di circa 50 videocamere installate su tutto il territorio nazionale: a tale progetto partecipano non solo osservatori astronomici professionali, ma anche planetari, istituti scolastici e privati, associazioni culturali, e tutti contribuiscono a sorvegliare il cielo per individuare quanti più eventi possibili. Seguiremo la vicenda per aggiornarvi su eventuali altri ritrovamenti.
Articolo di: Teresa Molinaro
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