Quando l’anticiclone influenza pesantemente il clima di una determinata area, con conseguente assenza di nuvolosità, si registrano, specie nelle aree pianeggianti e nelle vallate, temperature notturne particolarmente rigide, valori termici che risultano essere addirittura inferiori rispetto alle aree collinari o montane.
Quando accade ciò significa che si sta verificando un fenomeno chiamato: inversione termica.
Per capire bene il concetto di inversione termica partiamo dall’idea che la temperatura dell’aria varia in base alla sua quota.
Tale variazione avviene poichè ci si allontana dal “livello del mare”, infatti più si sale d’altitudine, maggiormente il calore disperso dal terreno viene dissipato in atmosfera.
Questo concetto lo possiamo riassumere col termine: “gradiente termico”, valore che può oscillare fra gli 0.5°C e 1°C (tale variazione può essere dovuta a determinati fattori meteorologici) ogni 100 m di altezza dal livello del mare.
Per fare un esempio se al suolo registrassimo una temperatura pari a +15°C, salendo di 100 metri sulla stessa zona la temperatura si attesterebbe su valori compresi fra i +14°C e i +14.5°C.
In condizioni di cielo totalmente sereno il terreno tende ad irradiare calore verso gli strati più esterni dell’atmosfera, conseguentemente l’aria fredda, essendo più pesante, tende ad accumularsi nei bassi strati. L’assenza di venti è un elemento essenziale per la genesi di tale fenomeno in quanto non consente la mescolanza fra aria fredda e calda.
In caso di forti inversioni termiche può accadere che le temperature registrate sul livello del mare possano risultare più fredde rispetto a quelle registrate addirittura anche a 800/1000 metri sulla stessa verticale.
Articolo di: Stefano Albanese
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