Spesso, ascoltando o leggendo le previsioni del tempo, sentiamo parlare dell’anticiclone delle Azzorre, una delle principali figure climatiche che determinano le condizioni meteo dell’italia e in generale di tutto il Mediterraneo e dell’Europa centro-occidentale.
Il nome deriva dalla sua posizione geografica, ovvero quella delle omonime isole situate sull’atlantico a largo del Portogallo a circa 30°-40 ° di latitudine, dove permane mediamente durante tutto l’anno.
L’anticiclone delle Azzorre, come qualsiasi altro anticiclone, ha una struttura barica dove le isobare, ovvero i punti della superficie che hanno la stessa pressione, sono racchiuse in “linee” concentriche, che hanno valori crescenti man mano che si passa alle zone esterne verso la zona interna, dove la pressione raggiunge il valore massimo.
I venti, in questo tipo di configurazione, soffiano deboli, in verso orario (antiorario in quello degli anticicloni dall’emisfero meridionale).
Si tratta di un anticiclone permanente, poiché non cambia la sua posizione media durante l’anno, ed è caratterizzato da una grande struttura che si estende fino al limite della troposfera; inoltre è un “anticiclone caldo” perché la temperatura al suolo è più elevata nella parte centrale rispetto alle zone adiacenti.
La circolazione generale dell’atmosfera è osservata secondo un modello definito “a tre celle”, in cui la prima è situata tra l’equatore e 30° di latitudine, la seconda 30° e 60° e la terza tra 60 gradi e il polo.
Queste tre celle si formano a causa della variazioni di temperatura dell’aria, a loro volta causate da un diverso irraggiamento solare in base alle latitudine; da queste variazioni dipendono le correnti ascendenti e discendenti che danno origine ai cicloni e anticicloni. Ai margini di queste celle si hanno così, a livello globale, zone caratterizzate da bassa pressione e zone di alta pressione.
Nella seconda cella, definita cella di Ferrel, che è quella che ci interessa direttamente, troviamo intorno a 30° di latitudine la cosiddetta “fascia di alte pressioni subtropicali” dove è situato anche il nostro anticiclone delle Azzorre; più a nord, intorno ai 60° di latitudine, troviamo la “fascia delle depressioni” alla quale appartiene il Ciclone d’Islanda.
L’anticiclone delle Azzorre influenza in maniera molto importante il nostro clima un po’ durante tutte le stagioni, ma soprattutto durante quella invernale e quella estiva assume un ruolo fondamentale.
Durante la stagione invernale sul mare, che è più caldo rispetto alla terraferma, si rinforzano le depressioni, mentre gli anticicloni diventano più deboli; cosa inversa succede sulla terraferma dove invece si registrano valori di pressione più elevati.
Per questo motivo, durante la stagione invernale, l’anticiclone azzorriano tende ad essere meno presente sul nostro territorio che può cosi essere raggiunto con più facilità dalle depressioni atlantiche.
Generalmente esso si mantiene a latitudini inferiori e più ad ovest rispetto alla stagione estiva, ma talvolta può capitare che si spinga verso nord, verso l’Islanda o la penisola Scandinava, permettendo l’afflusso di aria molto fredda, di origine artica, o polare, sul Mediterraneo; altre volte può, a causa della presenza di forti depressioni dell’Islanda, espandersi sull’Europa portando lunghi periodi di stabilità con assenza di pioggia e temperature più miti.
Durante la stagione estiva i ruoli si invertono: mentre sulla terraferma, adesso più calda, si registrano valori pressione più bassa, sul mare, più freddo, si registrano valori di pressione più elevati; per questo l’anticiclone tende a rinforzarsi espandendosi con più facilità anche sull’Europa.
Durante le fasi anticicloniche di stampo azzorriano, si hanno generalmente giornate stabili e soleggiate con al più la possibilità di locale debole attività termoconvettiva nelle ore pomeridiane a ridosso dei rilievi, e temperature contenute nelle medie stagionali: caldo quindi, ma non troppo!
Negli ultimi anni, grazie alle innovazioni nel campo scientifico e a studi sempre più approfonditi della dinamica dell’atmosfera, sono stati creati gli indici teleconnettivi, ovvero degli “schemi” di circolazione atmosferica che permettono di capire le “anomalie” della circolazione generale dell’atmosfera; approfondiremo questo capitolo con un articolo dedicato.
Articolo di: Alessandro Lucia
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