Anche gennaio è giunto al giro di boa e l’inverno continua a farla da padrone solo lungo le latitudini polari e sub-polari, al di là del Circolo Polare Artico, dove stazionano le masse d’aria gelide, d’estrazione artica, e quelle meno gelide, di tipo polare. Del resto dall’inizio della stagione invernale le masse d’aria gelide, d’estrazione artica (l’aria gelida che staziona sopra il mar Glaciale Artico), salvo temporanee incursioni fra il nord America, l’Europa centro-orientale e le steppe dell’Asia centrale, non sono state mai in grado di scivolare verso le medie latitudini, per apportare significative ondate di gelo, specie in Europa. L’assenza delle masse d’aria artiche, provenienti dall’Artico, ha impedito la realizzazione di quegli eventi di gelo significativi, capaci di causare notevoli disagi, per l’effetto combinato fra basse temperature e precipitazioni nevose. Tutto parte dal tipo di pattern atmosferico che da mesi si è instaurato sull’intero emisfero, penalizzando già in partenza l’ascesa di una stagione invernale dai connotati particolarmente freddi.
La latitanza della stagione invernale nel vecchio continente è da ascrivere ad una serie di fattori, fra cui la presenza di un vortice polare troposferico molto compatto, che ha mantenuto il flusso perturbato piuttosto intenso, capace di scorrere a gran velocità sull’area atlantica, intorno al 45’-50’ parallelo nord, con ondulazioni (“onde di Rossby”) a tratti marcate, ma che sono state prontamente tagliate dai poderosi “Jet Streaks” (i massimi di velocità del “getto polare”, veri e propri fiumi d’aria che scorrono ad altissima velocità nell’alta troposfera) che si sono attivati fra il Pacifico settentrionale, il nord America e l’Atlantico settentrionale, a seguito dell’inasprimento del “gradiente di geopotenziale” e del “gradiente termico” tra le latitudini artiche e l’area temperata.
In particolare sull’Asia orientale, cosi come sul Canada centro-orientale, a causa della bilobazione del vortice polare in due grandi “lobi” secondari (con elevata vorticità positiva in quota) posizionati fra la Siberia orientale e l’Arcipelago Artico canadese, si sono instaurate delle vaste aree con valori di geopotenziali in quota estremamente bassi, in grado di produrre dei formidabili “gradienti di geopotenziale” che hanno alimentato ulteriormente il ramo principale del “getto polare”, imprimendogli forza e velocità lungo l’intero emisfero. Questo forte “gradiente di geopotenziale” in quota, che si è venuto ad innescare fra i territori della Siberia orientale e la Cina centrale, ha prodotto possenti “Jet Streaks” che dal Pacifico occidentale, con massimi di velocità di oltre i 300-340 km/h alla quota di 250 hPa, si sono estesi molto velocemente sopra i cieli del Canada e degli USA settentrionali, prima di versarsi sull’Atlantico occidentale, inibendo le spinte meridiane dell’anticiclone delle Azzorre.
In sostanza, la presenza di un “getto polare” molto forte, rinvigorito da questi “gradienti di geopotenziale” attivi fra l’Asia orientale ed il nord America, con intensi “Jet Streaks” che si sono distribuiti fra il Pacifico settentrionale e l’Atlantico orientale, fino alle porte dell’Europa occidentale, hanno totalmente inibito lo sviluppo di onde troposferiche vigorose e ben strutturate, capaci di ergersi fino alle latitudini artiche e intaccare dall’interno la figura del vortice polare troposferico, favorendone una sua instabilizzazione o uno “split” completo di quest’ultimo. In tale contesto di elevata zonalita le masse d’aria molto gelide, d’estrazione artica, sono rimaste confinate fra l’altopiano della Siberia orientale (Jacuzia), dove è rimasto attivo un invasivo “lobo siberiano” del vortice polare, e l’area canadese, dove il “lobo canadese” è rimasto piuttosto attivo, presentando un profondo minimo di geopotenziale alla quota di 500 hPa, responsabile del netto rinvigorimento del ramo principale del “getto polare” che tuttora esce a gran velocità dal continente nord americano, con frequenti “Jet Streaks” che attraversano molto rapidamente l’Atlantico, dipanandosi sopra i cieli dell’Europa occidentale.
La persistenza di questa anomalia di geopotenziali estremamente bassi, tuttora preesistente sull’area canadese, continuerà a rafforzare il flusso perturbato principale sull’Atlantico settentrionale, il quale scorrerà assumendo una marcata componente zonale che penetrerà fin sull’Europa centro-orientale, dove le umide e miti correnti oceaniche riusciranno a penetrare fino al bassopiano Sarmatico, alla regione degli Urali, per raggiungere il cuore della Siberia centro-occidentale. Una volta raggiunta l’area siberiana occidentale, ad est degli Urali, le più miti e umide correnti oceaniche, di lontana origine atlantica, scorreranno al di sopra del “cuscino di aria molto fredda” tuttora preesistente nei bassi strati, sopra il bassopiano della Siberia occidentale e la Siberia centrale, con un campo termico abbondantemente inferiore ai +0°C.
Lo scorrimento dell’aria mite e piuttosto umida, di lontane origini atlantiche, sopra lo strato di aria molto fredda e pesante polare continentale, originerà una spessa copertura nuvolosa di tipo “avvettivo” (altostrati e nembostrati) che darà la stura a precipitazioni di debole e moderata intensità, che assumeranno prevalente carattere nevoso fino al piano, data la presenza di uno spesso “cuscinetto d’aria molto fredda” in prossimità del suolo che resisterà fino all’ultima settimana di Marzo e ai primi giorni del mese di aprile.
Articolo di: Daniele Ingemi
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