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Lo Stromboli torna a dare "spettacolo": cosa succede al vulcano più imprevedibile d'Italia?
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Lo Stromboli torna a dare “spettacolo”: cosa succede al vulcano più imprevedibile d’Italia?

L’isola di Stromboli ha da sempre avuto un fascino speciale perché rappresenta un microecosistema a se dal punto di vista geologico ed ambientale.
Recentemente è tornato alla ribalta delle cronache per l’alluvione che ha interessato l’isola e più recentemente per l’evento eruttivo che tutt’ora è in evoluzione.

Cosa sta accadendo?
Stromboli, insieme all’isola di Vulcano fa parte di un arco vulcanico di sette isole e sono le più attive. Si nota anche sull’isola di Vulcano una intensa e sempre attiva emissione di gas (prevalentemente anidride solforosa e carbonica) in corrispondenza di fessurazioni.

Tutto l’arco eoliano dal punto di vista geologico è legato ad un processo di subduzione della placca
ionica che si immerge al di sotto della placca Calabra e sprofonda fino ad una profondità di oltre 600 km prima di liquefarsi rilasciando così fluidi che “riattivano” la produzione di magma piuttosto liquido.
La costruzione dell’edificio vulcanico comincia circa 204 mila anni fa e la testimonianza è data da un “neck” eroso soprannominato Strombolicchio e da li cominciarono numerose e successive eruzioni che fecero emergere lo strato-vulcano alto più di 1500 mt anche se la maggior parte è immersa.
Il vulcano oggi emerge dal mare soltanto in minima parte e continua la sua crescita alternando fasi esplosive e distruttive a fasi di costruzione.

Circa 5000 anni fa il settore nord occidentale del vulcano collassa nuovamente.
L’immensa frana lascia una profonda cicatrice a ferro di cavallo chiamata “Sciara del fuoco”.
La persistenza e la ritmicità degli eventi stromboliani è da imputare alla circolazione dei gas all’interno della camera
magmatica superficiale che rimescola lava e gas favorendo l’accumulo di bolle che esplodono in superficie.
L’attività stromboliana è tipica, dunque di questo vulcano che presenta la tipicità di piccole esplosioni intermittenti lanciando in aria bombe, lapilli e brandelli di lava che somigliano a fuochi d’artificio.
I dati a nostra disposizione forniti dall’Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia e dal Dipartimento Regionale di Protezione Civile restituiscono oggi un quadro sostanzialmente stazionario in cui l’attività effusiva mostra un’alimentazione che da moderata regredisce sempre più e permangono ad una quota di circa 400 m slm; l’anomalia termica associata alle porzioni di cratere del flusso lavico sembrano in decisa diminuzione o addirittura non più alimentati così come l’attività esplosiva scesa a livello basso.

Il regime pulsante dell’effusione lavica ha prodotto frequenti crolli e distacchi di materiale lavico che lungo la Sciara del Fuoco rotolano velocemente verso mare.
Questo fenomeno viene particolarmente attenzionato dalla comunità scientifica per la possibilità di generare onde di tsunami di medie dimensioni che potrebbero interessare le coste siciliane come già accaduto nel 2002.
Inoltre la ricaduta di ceneri e brandelli potrebbe danneggiare infrastrutture ed attività locali ad avere una ricaduta molto importante per la popolazione residente per cui esiste un rischio concreto.
Il Dipartimento di Protezione Civile ha sviluppato un piano regionale di evacuazione dell’isola, via mare e via aria ed ha implementato la rete di monitoraggio e comunicazione per un livello di allerta che rimane comunque arancione (medio) su un maestoso vulcano che non smette mai di regalare emozioni e paure.
Prevedere l’evoluzione di questi fenomeni, interpretare i dati sul campo è molto difficile, ma dai dati sin qui acquisiti ed elaborati non si prevedono scenari peggiori rispetto all’attuale per un vulcano che rimane comunque in uno stato di disequilibrio geodinamico e costantemente monitorato dai tecnici.

 

Articolo di: Alfredo Geraci

©centrometeosicilia.it

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