In questi ultimi giorni sta rimbalzando sulle cronache di tutti i giornali la severa ondata di gelo che sta colpendo gli Stati Uniti con bufere di neve e temperature polari causando purtroppo parecchie vittime.
Nonostante molte testate giornalistiche utilizzino impropriamente termini come “evento del secolo” o “tempesta del secolo”, il continente nord-americano non è nuovo ad estremizzazioni climatiche di questo genere.
L’elemento che stupisce piuttosto è un altro: il clima Nord Americano si presenta decisamente più freddo ed “estremo” di quello europeo nonostante questi territori si distendano sugli stessi paralleli.
Ad esempio il Canada è un Paese geograficamente posto a latitudini a nord del 45° parallelo (all’incirca quello di Milano e Torino). Eppure non di rado Toronto e Chicago segnano minime di -20°C, un valore mai registrato a Milano e solo una volta probabilmente in un secolo a Torino.
Scendendo più a sud, in particolar modo nelle regioni delle grandi pianure americane, ogni inverno esse sono soggette a situazioni meteorologiche davvero notevoli, con cambiamenti climatici spesso bruschi passando dal gelo (fenomeni come i blizzard si verificano più volte nella singola stagione invernale) a periodi miti. Eppure queste aree si trovano alle stesse latitudini delle città del centro e del sud Italia come Firenze, Roma, Napoli e Palermo.
Quel che ci chiediamo è: perchè aree distese sullo stesso parallelo sono climaticamente così diverse? Perchè negli USA e nel nord-America fa decisamente più freddo che in Europa e in Italia? I motivi sono molteplici!
Corrente del golfo: nel vecchio continente è la Corrente del Golfo a mitigare la stagione invernale (influenzando a dire il vero anche le altre stagioni).
Tale corrente, partendo dal Golfo del Messico, raggiunge il Mar Glaciale Artico che per gran parte dell’inverno resta libero dai ghiacci. Di conseguenza le masse d’aria fredda che giungono in Europa alle medie latitudini, sospinte dal Vortice Polare, non sono mai gelide come alla loro origine.
Al contrario, nel Nord America, le profonde ciclogenesi alimentate dal classico vento di Nord Ovest richiamano aria gelida di “diretta” estrazione dalle regioni continentali del Canada.
In questo modo tali masse d’aria, non subendo nessun tipo di mitigazione, apportano condizioni invernali più rigide e nevose rispetto a quelle del continente europeo.
Orografia: le masse d’aria gelide in zone come gli Stati Uniti orientali, incontrano pochi ostacoli durante la loro discesa, come sta avvenendo ad esempio in questi giorni.
In Europa, specie in Italia, il gran freddo giunge solo da est o nord est, ovvero da regioni continentali del comparto artico russo.
L’aria, in questo caso molto pellicolare, pilotata da moti retrogradi della circolazione troposferica, deve affrontare ostacoli notevoli prima di giungere sul nostro paese, ostacoli rappresentati dalle numerose catene montuose le quali ne deviano spesso la traiettoria o ne bloccano addirittura il flusso (l’aria pellicolare essendo schiacciata al suolo trova un vero e proprio “muro” specie negli Urali, nei Balcani e in parte nelle Alpi)
Struttura del Vortice Polare (VP): il VP polare mostra un punto debole situato sul lato del pacifico; un elemento che rappresenta la chiave a livello atmosferico delle differenze climatiche fra nord-America ed Europa: la presenza in alta quota dell’Anticiclone aleutinico.
Per via della legge fisica che contempla la conservazione della vorticità potenziale, il VP risponde alle pressioni anticicloniche ellitticizzandosi.
L’asse di questa ellisse nella maggior parte dei casi risulta puntato proprio tra il nord America e la Siberia orientale.
Su questi due comparti continentali risultano pertanto molto frequenti le ondate di freddo artico, mentre l’Europa rimane ai margini, vedendosi spesso scorrere le irruzioni gelide sul suo fianco orientale.
In quali circostanze allora l’Europa può vivere irruzioni gelide degne di questo nome?
Per avere il gelo, quello vero, anche in Europa, occorre che qualcosa destabilizzi fortemente dall’alto il VP tanto da far modificare il suo asse.
Tale destabilizzazione avviene ad opera di flussi di calore iniettati dalla banda degli anticicloni subtropicali.
In alcuni casi masse d’aria relativamente “calda” riescono a convergere fin sul Circolo Polare sfondando nella stratosfera, mettendo quindi in moto scambi verticali di calore. Questo calore puntando verso il basso, andrà a modificare la struttura del Vortice Polare che, indebolito, tenderà addirittura a scindersi in due nuclei gelidi (bilobazione).
Questi due lobi alla fine, in balia della modificata circolazione troposferica secondo un meccanismo che ne fa ruotare l’asse in senso orario, noto come “retrogressione”, tenderanno ad invadere anche l’Europa giungendo fino al Mediterraneo apportando irruzioni gelide che rimangono tutt’oggi negli annali della meteorologia.
Articolo di: Stefano Albanese
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