L’attuale intensa ondata di calore che ha interessato gran parte dell’Europa centro-occidentale, dalla Spagna fino alla Germania, passando da Francia, Belgio e Svizzera, sta contribuendo a scaldare sensibilmente le acque superficiali dei nostri mari, tanto da presentare anomalie termiche positive davvero importanti. E’ vero che durante l’estate, grazie al costante soleggiamento e alla stabilità atmosferica, le temperature dei mari tendono ad aumentare, spingendosi su valori spesso superiori alla soglia dei +25°C, seppur con una certa gradualità. Oggi invece, in pochi giorni, dopo l’intensa e prolungata ondata di calore dei giorni scorsi si registrano valori davvero elevati, di oltre i +26°C +27°C, fra il mar Ligure e il medio-basso Tirreno, mentre in alcuni tratti del mare Adriatico, del basso Tirreno sottocosta e dello Ionio, si sono sfondati i +28°C +29°C. Parliamo di valori che rappresentano una significativa anomalia per agosto e l’inizio del mese di settembre.
Temperature di oltre i +5°C, localmente anche +6°C, superiori rispetto le tradizionali medie climatologiche del periodo. Ma quello che maggiormente ci preoccupa è proprio la persistenza, nel lungo periodo, di queste enormi anomalie termiche positive delle acque superficiali del Mediterraneo, in vista di nuove ondate di calore dall’entroterra desertico algerino. Per molti giorni il mare a largo è rimasto quasi immobile, come fosse una palude di acque stagnanti, il cosiddetto “mare d‘olio“. L’acqua calma in superficie, sotto il sole cocente di giugno e luglio, ha potuto immagazzinare una maggiore quantità di calore dopo settimane di cieli sereni o poco nuvolosi. Ciò può spiegare perché già ad inizio di luglio i mari che circondano l’Italia erano già molto caldi, con rilevanti anomalie termiche positive fino a +4°C, +5°C, localmente anche +6°C, rispetto alle medie tipiche per il periodo. Tutto questo calore immagazzinato dalle acque superficiali mette in evidenza l’enorme potenziale di energia presente attorno l’Italia, pronto ad esplodere da un momento all’altro, al primo transito perturbato, accompagnato da aria più fresca di matrice oceanica. Difatti, con queste temperature, al primo transito di un sistema frontale atlantico, seguito da aria più fresca oceanica, tutta questa “energia potenziale”, rappresentata dalle acque calde del mare, verrà convertita in “energia cinetica”, attraverso lo scoppio di improvvisi e violenti moti convettivi, originando così forti temporali, fenomeni vorticosi, colpi di vento molto forti e nubifragi. In previsione della futura stagione autunnale i mari caldi rappresentano un brutto presagio non appena il flusso umido perturbato atlantico comincerà a scendere di latitudine pilotando verso il Mediterraneo i primi sistemi frontali e le prime profonde saccature dalla forma a “V”. Ciò non vuol dire che tutta questa enorme quantità di “energia potenziale” accumulatasi negli ultimi mesi debba per forza dare origine a fenomeni meteorologici estremi, come violente manifestazioni temporalesche o eventuali eventi alluvionali. Al momento non possiamo sapere come, nei prossimi mesi, tutto questo quantitativo di “energia potenziale” verrà smaltito, visto che lo strato di acqua riscaldato è solo quello più superficiale (parliamo di “riscaldamento pellicolare”) e non l’intera colonna che va dal fondo marino fino in superficie. Anche un rinforzo della ventilazione superficiale, come capita spesso con l’ingresso del “mistral”, può produrre un significativo raffreddamento per il rimescolamento delle masse d’acqua indotto proprio dal fenomeno dell’”upwelling”. Ma di certo c’è che con queste temperature in superficie, al primo transito di un sistema frontale atlantico, seguito da aria più fresca oceanica, tutta questa “energia potenziale”, rappresentata dalle acque calde del mare, potrebbe convertirsi in “energia cinetica”, attraverso lo scoppio di improvvisi e violenti moti convettivi, originando così forti temporali, fenomeni vorticosi, colpi di vento molto forti e nubifragi.
In previsione della futura stagione autunnale i mari caldi rappresentano un brutto presagio non appena il flusso umido perturbato atlantico comincerà a scendere di latitudine pilotando verso il Mediterraneo i primi sistemi frontali e le prime profonde saccature dalla forma a “V”. Di sicuro una parte di questo calore latente accumulato verrà poi gradualmente smaltito durante l’autunno e la stagione invernale, trasferendo cosi alle masse d’aria sovrastanti una maggior quantità di calore che oltre a far innalzare le temperature dell’aria nei bassi strati contribuirà ad apportare una maggior quantità di vapore acqueo nell’atmosfera che a sua volta determina un incremento dei “carichi precipitativi” nei periodi di instabilità atmosferica, al primo affondo perturbato verso il Mediterraneo (saccature in quota, Cut-Off, depressioni ben strutturate). Un mare così caldo, inoltre, è in grado di alimentare e irrobustire i fronti perturbati di origine nord atlantica e nord-africana, fornendo una maggior quantità di calore latente che funge da carburante per lo scoppio dell’attività convettiva, favorendo così lo sviluppo di grossi sistemi temporaleschi a mesoscala e MCS capaci di apportare severe fasi di maltempo, con forti piogge e nubifragi piuttosto intensi, in grado di causare anche eventi alluvionali lampo, spesso enfatizzati dall’azione orografica (vedi la Sardegna, la Liguria, l’alta Toscana, le coste campane, la Calabria, la Sicilia) e dal fenomeno dello “stau”. Alcuni di questi sistemi temporaleschi, sfruttando le enormi quantità di calore latente sprigionate dal mare, possono anche evolversi in insidiose ciclogenesi dalle caratteristiche tropicali, meglio note con la sigla di “TLC”, caratterizzati da una intensa attività convettiva centrale (attorno il minimo barico) e da grande “barotropicità”, tipica delle perturbazioni tropicali, al contrario delle depressioni extratropicali delle medie latitudini che sono caratterizzata da “baroclinicità”. Questi profondi vortici ciclonici tropicali mediterranei, in genere molto ristretti (possono essere grandi quanto la Sicilia), si formano molto spesso nella stagione autunnale, fra agosto e gennaio, nel periodo dell’anno in cui le temperature delle acque superficiali dei mari mediterranei raggiungono i massimi valori.
Articolo di: Daniele Ingemi
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